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Erinni. O del rimorso

ideazione e regia Alice Conti
testo Chiara Zingariello
drammaturgia Alice Conti e Chiara Zingariello
scenotecnica Alice Colla
maschere Greta Canalis
foto di scena Ivan Nocera e Silvia Pinna
in scena Alice Conti e Veronica Lucchesi
uno spettacolo di ORTIKA

 

con la complicità di Spazio OFF (TN), Cavallerizza Reale Liberata (TO),
Teatro Rossi Aperto (PI),
La Rappresentante di Lista (PA) e
ARTEA, Rovereto (TN)

Lo spettacolo "Erinni. O del rimorso" di Ortika parte, per l'appunto, dalle Erinni, figure mitologiche della vendetta, che perseguitano chi si macchia di un delitto contro il proprio sangue, fino a farlo impazzire. Immaginiamo le Erinni oggi e pensiamo al rimorso, a ciò che letteralmente ci “mangia dentro”. Il mostro che divora, e che a volte c'inghiotte, non siamo altro che noi stesse. La Cosa Brutta (David Foster Wallace) si innesca quando smetti di alimentare un talento, quando rinunci a qualcosa che hai desiderato una vita intera. Ripiegamento. Morte in vita. Una ragazza ha deciso di farla finita con il susseguirsi di giorni in cui non si riconosce più. Oltrepassa la soglia del coraggio e discende nel luogo più buio della nostra contemporaneità. Tenta il suicidio. E comincia un viaggio dentro se stessa, dove l'Io incontra la sua Ombra alla ricerca di una possibile integrazione. O di una rivoluzione.

LE PROSSIME DATE:

Nessuna data disponibile al momento.

NOTE DI REGIA

Le Erinni nella mitologia sono Furie, donne selvagge simili a bestie feroci che si scagliano come maledizioni contro il colpevole. Il loro compito e di vendicare un delitto contro il proprio sangue inseguendo e torturando chi se ne e macchiato fino a farlo impazzire. Dunque la figura di una furia che travalica i limiti, di un femminile amorale che esige giustizia. Oggi in noi il meccanismo della colpa e introiettato e i mostri che ci inseguono e ci “ri-mordono”, mantenendo intatto il rischio di derive psicotiche, li coltiviamo dentro di noi. Questa immagine ci fornisce una chiave per analizzare i sintomi della depressione, o più sottilmente quel processo di imputridimento dei giorni che s'innesca quando smetti di fare ciò che ami, quando rinunci a qualcosa che hai desiderato profondamente. In particolare nella nostra storia la Cosa Brutta emerge quando la protagonista smette di alimentare il suo talento artistico – qualcosa per cui ha lottato una vita intera – e ripiega sulla sicurezza di un impiego mediocre. L'assillo e “prima o poi bisogna crescere, sistemarsi” ma presto si accorge che la sua esistenza si e trasformata in una morte in vita.
Questa opzione di ripiegamento – specie nella contemporaneità spietata di un paese come il nostro, in cui e così difficile coltivare e difendere il proprio lavoro – questo abdicare senza condizioni e il suo corollario di conseguenze – anche patologiche – sono dietro l'angolo per tutti. Su questa soglia si apre il racconto di Erinni, sul bilico di un inghiottitoio dal collo stretto, nel punto di rottura, dove la protagonista della nostra storia ha deciso di farla finita con il susseguirsi di giorni in cui non si riconosce più. Tenta il suicidio. Ripercorrendo le tappe di quello che Jung chiamerebbe un “viaggio notturno in mare”, la ragazza oltrepassa la soglia del coraggio e discende nel luogo più buio della nostra contemporaneità: il suo “dentro”. Qui fronteggia il suo inconscio rimosso, incontra la sua Ombra. Il teatro allucinato di questo corpo a corpo con il suo inconscio e una “Crociera di sequestro emotivo e rieducazione al successo” in cui la trascina la sua coach motivazionale.

"Il gruppo teatrale nomade Ortika si riconferma come realtà artisticamente feconda, impegnata in una maturazione che inizia ad abbozzare alcune cifre stilistiche negli incroci di variabili tra la densità dei testi di Zingariello, la ricca scenotecnica di Colla e la regia stratificata, resa agile dall’ottima recitazione di Conti."

(Giulia Muroni, PAC Pane Acqua Culture, gennaio 2016)

"La messinscena di Alice Conti, interprete eccellente (insieme a Veronica Lucchesi), tratteggia un lavoro di pregio dai contorni onirici e spietati, con sprazzi da horror e grande consapevolezza per la visione e l’utilizzo del corpo."

(Andrea Pocosgnich, Teatroecritica, maggio 2016)


 

Articolo di giornale sullo spettacolo "Erinni. O del rimorso" di Ortika
Articolo di giornale sullo spettacolo "Erinni. O del rimorso" di Ortika
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