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Il dramma perfetto - ANGST

DrammaPerfetto-Angst.jpg
liberamente ispirato a - Paura - di Stefan Zweig
di e con Giulietta De Bernardi 
Regia Giulietta De Bernardi
sound design Diego Dioguardi
progetto video: Alberto Momo
Scene e costumi di Stefania Coretti  grazie alla consulenza artistica di Michele Losi
 
coproduzione Campsirago Residenza/ScarlattineTeatro e Teatro La Caduta
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ANTEPRIMA NEXT 2018

È la Vienna cosmopolita di Sigmund Freud lo sfondo in cui Stefan Zweig ambienta la sua novella intitolata Angst – Paura: opera all’insegna d’una narrativa intesa ad esplorare i territori umbratili dell’inconscio.

Il luogo che andiamo a esplorare è la paura, intesa come strumento di controllo. Un viaggio in un sentimento che ci immerge in un clima di allerta costante, che diventa paralizzante: si rimane chiusi nel proprio microcosmo, respingendo tutto quello che mette in difficoltà i modelli rassicuranti, e temendo quindi l’incontro con il diverso, con lo sconosciuto. Ma è solo attraverso la rottura dei propri confini e delle forme conosciute che si può raggiungere una verità.

Questo meccanismo è ben espresso nel breve romanzo di Stefan Zweig Paura, da cui è stato anche tratto il celebre film di Roberto Rossellini: Irene Wagner, signora della migliore borghesia e moglie di un noto penalista, sta scendendo le scale di una casa non sua dopo aver fatto visita all’amante. Ma lì, su un pianerottolo, la attende una sordida ricattatrice, quella donna sa tutto di lei, e Irene cede e paga. Da quel momento precipita in un abisso di angoscia, sensi di colpa, rimorsi, decisioni prese e continuamente rimandate, in un crescendo di tensione che si scioglierà con un coup de théâtre risolutivo ed inatteso. 

Il vero dramma di Irene è scoprire in sé e nell’altro (sia esso il marito o l’amante) i tratti dell’estraneità, dell’irriducibilità ad uno schema fisso, stabile e prevedibile.

Da una vita vuota e inconsapevole si passa a una presa d’atto della possibilità di un’esistenza autentica. Braccata dalla ricattatrice, vagando freneticamente e come in trance per una città che le è diventata aliena, nel momento della disperazione abissale scopre per la prima volta, che la vita può avere un significato.

Il racconto delle vicende di Irene serve da pretesto per intraprendere un viaggio emotivo nei recessi della mente umana, durante il quale si assiste allo scardinamento delle certezze su cui è costruito l’io sociale. 

Lo svelamento della propria identità attraverso la messa a nudo degli stati d’animo innescati dalla paura. 

Anche in questo «dramma perfetto» la paura è l’ingrediente introdotto da chi regge le fila dell’azione scenica, diventando l’elemento scatenante che rompe meccanismi di protezione radicati: la protagonista, a contatto con la propria solitudine, allontanata dalla mondanità, si rivela nella sua vera identità.

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