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IO. Ovvero come sopravvivere all' epoca del narcisismo

di e con Francesco Giorda
regia Roberto Tarasco

 

Lo spettacolo "IO." di Francesco Giorda nasce da un pensiero: "Andrà tutto bene. Come un volo aereo. Decollo, crociera e atterraggio. Un bel respiro profondo e quando ti risveglierai sarà tutto finito." Ma ho paura. E se poi non mi sveglio? Tutti hanno paura dell'anestesia totale.  E cosa faccio la notte prima, mica dormo. Sarebbe come andare al ristorante prima di un pranzo di nozze. IO penso.

IO mi faccio uno spettacolo, ma giusto per me.

IO sono lo spettatore per cui scrivo lo spettacolo di cui IO sono il protagonista.

Una sintesi che riconduce il punto di vista dello spettatore e dell'artista ad uno spettacolo pienamente soddisfacente per entrambi: IO

IO spettatore ho adorato il taglio ironico, per nulla esplicito, azzardato ma mai offensivo. IO attore non posso che essere soddisfatto. Un pubblico attento e reattivo, che è stato con me in tutto e per tutto fino alla fine. Poi ci siamo addormentati. L'anestesia fa il suo effetto ma il cuore continua a battere.

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One-man-show di natura commista, che nasconde sottotesti toccanti nell'apparente levità, nel divertimento per nulla innocuo. C'è sempre da ridere con Francesco Giorda […] Ma tutto ha una misura, tout se tient, ed il gioco a cui l'attore fa partecipare i suoi interlocutori è molto serio. Io inizia e quasi finisce lì dove si barcamenano fiducia e dubbio, in cui il confine tra coscienza ed incoscienza e dunque anche di fine della coscienza, è labile. C'è la paura, ce n'è molta.

(Maura Sesia, 2/2015, sipario.it)

Il ciclone Giorda ha guidato la platea in un viaggio surreale. “Io”  sul piedistallo della quotidianità, racconta come tutto si muova intorno al singolo e muova la massa. Attualità, politica, drammaticità, superficialità: “Io” muove i fili di ogni singolo aspetto di tutti i giorni e lo rimanda sulla società, suo specchio imitatore. “Io” si guarda, si adula, si dà forza ed innesca un sistema di specchio riflesso sugli altri. Tra retorica e cliché, si tenta la strada di un’intelligenza collettiva che possa cambiare la società. Esperimento per strappare un sorriso o auspicio? Giorda ci ha provato, perché c’è sempre un “Io” che deve emergere e tentare di cambiare il corso delle cose.

(A. Ucci, Sannionews.it, febbraio 2017)

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