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Lamleto

di e con Marco Bianchini

liberamente ispirato a Amleto di W. Shakespeare, con estratti da "Tales from Shakespeare" di Charles e Mary Lamb e - "Black Veil" di Rick Moody

disegno luci Fabio Bonfanti

Una riflessione sull’uomo moderno a partire dal prototipo dell’uomo moderno. Un monologo che diventa dialogo, racconto, confessione. Dal confronto con lo spirito del principe di Danimarca e degli altri protagonisti della tragedia e dall’analisi del testo di Shakespeare nasce uno spettacolo che utilizza tutte le potenzialità di un singolo attore per metterle al servizio del testo. In scena ci sono soltanto un attore e alcuni oggetti, la storia prende forma attraverso il dialogo tra l’attore, che interpreta i diversi personaggi, e il pubblico in sala, che rivive i momenti salienti della tragedia: la presentazione dei protagonisti, l’apparizione dello spettro, la pazzia di Amleto, la rovina di Ofelia, il confronto tra Amleto e sua madre, il duello finale. Soltanto cinque personaggi vengono effettivamente interpretati - mentre gli altri sono evocati dalle parole dei protagonisti.

Il contrappunto comico, obbligatorio in qualsiasi tragedia del Bardo, arriva da parte di uno spettatore tipo che interviene a commento di alcune scene, allentando la tensione drammatica e fornendo la propria interpretazione di quel che sta accadendo in scena.

L’approccio al testo ha tenuto conto delle interpretazioni critiche e delle diverse messe in scena che sono state fatte nel corso dei secoli. La traduzione è stata curata dallo stesso attore, con l’obiettivo di rendere comprensibile il complesso linguaggio shakespeariano anche ad un pubblico non necessariamente avvezzo al teatro.

 

Lamleto è una produzione che si inserisce nel contesto più ampio del lavoro sui classici della letteratura e del teatro che Marco Bianchini porta avanti da diversi anni in collaborazione con Lorena Senestro e Francesco Giorda. Trio di attori ma anche registi all’occorrenza nel lavoro collettivo che ha già dato i suoi frutti in numerose produzioni del Teatro della Caduta: i monologhi di e con Lorena Senestro “Leopardi Shock” (2008)e “Madama Bovary” (2012) di cui Marco Bianchini ha curato la regia (con Massimo Betti Merlin); lo spettacolo comico dal titolo “I Grandi Classici” (2009) che vede il trio cimentarsi con Molière, Jarry e altri classici in chiave parodistica. O ancora “Cyrano e altre storie d’amore” prodotto in collaborazione con il Circolo dei Lettori di Torino.

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Bianchini entra ed esce con grande disinvoltura da tutti i personaggi, stando bene attento a non saltarne nessuno. (...) Amleto c´è tutto e se qualcuno tra il pubblico del Bixio non l´aveva ancora visto può dire di aver bene o male colmato la lacuna. Bianchini fa un uso sapiente del linguaggio scespiriano e distribuisce perle poetiche che impreziosiscono la recita e rendono così speciali le opere del Bardo. Una volta calato il sipario virtuale sulla torbida vicenda danese, l´attore resta in scena per una piccola autocritica sul suo lavoro, ammettendo di aver esagerato con i tagli ma rivendicando subito dopo il suo diritto di interpretare in modo autonomo la tragedia. E, vista la bravura con cui tiene la scena e la qualità del risultato ottenuto, bisogna convenire che ha ragione lui. (Lino Zonin, Il Giornale di Vicenza, 23 febbraio 2015)

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