In un Paese in cui vige un regime totalitario che emargina i disabili confinandoli in montagna, un gruppo di individui fugge illegalmente da un istituto per andare a trovare la madre di una di essi ricoverata in un ospedale in città. Nel loro assurdo e tragicomico viaggio tra sentieri di montagna e mulattiere, il gruppo realizza che la loro fuga è oggetto di discussione nelle valli, al punto che si ritrovano inconsapevolmente al centro di una rivoluzione contro il regime capeggiando un esercito di persone con diverse disabilità. Con ironia dissacrante e una narrazione surreale, il testo racconta come questi "handicappati" affrontano la repressione con umanità, coraggio e un tocco di follia.
Fabio Manniti
Fabio Manniti è un attore comico quando cerca di esser drammatico e imbarazzante quando vorrebbe esser comico. Dopo essersi laureato in fisica, non ha ancora capito come fanno gli aerei a volare e dunque ha deciso di intraprendere un percorso artistico ma, avendo le idee poco chiare, ha spaziato dalla recitazione di prosa, all’improvvisazione, teatro fisico e comicità.
A Torino si è diplomato all’Atelier Teatro Fisico di Philip Radice, studiando il metodo Lecoq. Nel corso degli anni ha approfondito diverse tecniche teatrali attraverso workshop specializzati studiando il metodo delle azioni fisiche di Grotowski, il clown con Vladimir Olshansky e Willy the clown, il Suzuki Actor Method e il Butoh; un punto fondamentale della sua formazione e del suo stile è stato il Superdrama, un metodo innovativo che ha studiato e approfondito con Jon Kellam, fondatore stesso del metodo, con il quale ha anche lavorato.
Dal 2006 è attivo sulla scena teatrale come attore interpretando ruoli che spaziano dalla commedia al dramma; dal 2010 è autore con lo pseudonimo di Samuel Krapp e ha scritto spettacoli drammatici, umoristici, di narrazione e stand up comedy. Il suo lavoro è fortemente influenzato dalla fusione tra ironia, sperimentazione fisica e profondità drammaturgica, strumenti che usa per creare un linguaggio scenico autentico e incisivo.
Note dell’autore e regista
Nel 1862, a Castellammare del Golfo c’è stata la prima rivolta antiunitaria dopo il Regno d’Italia a seguito della quale sono state giustiziate sette persone che si erano ritirate per sfuggire agli scontri. Nulla di sa si queste persone tranne che si trattava di cinque disabili, un prete e una bambina di otto anni, Angela Romano, la persona più giovane mai condannata a morte; dunque nessuna storia può essere raccontata se nulla si sa di qualcuno; ecco perché ho sentito il bisogno di inventarne io una ad hoc. Nel farlo, ho raccolto racconti di persone e famiglie che hanno vissuto le valli del Canavese, area a nord del Piemonte e della Palestina, trovando un punto in comune tra tutti coloro che, chi per un motivo chi per un altro, ha subito ingiustizie, o è stato emarginato oppure ha vissuto una sofferenza sociale. Lo spettacolo, che vede in scena me e il mio cane Totò, è volutamente narrato in dialetto ma non uno specifico perché il dialetto non ha soltanto il potere di identificare geograficamente un individuo ma lo colloca anche socialmente e questa è stata la caratteristica che ho ritenuto più importante di tutte: chi ha subito era quelli che parlavano il dialetto. Con l’intento di rivalutare il territorio e, in particolare, i piccoli comuni, questo spettacolo è pensato per poter essere rappresentato non soltanto in teatro ma anche per le strade, piazze, cantine, stalle, giardini e qualsivoglia luogo non convenzionale; soprattutto quei luoghi in cui, una storia come questa, avrebbe potuto avere luogo davvero.
LE PROSSIME DATE:
📅18 Ottobre 2025
📍Teatro della Caduta, Via Buniva, 24 - Torino



