Preferisco il rumore del mare
di Eleonora Paris e Francesca Mignemi
con Alessandro Balestrieri ed Eleonora Paris
musiche originali di Francesco Altilio
MENZIONE SPECIALE GIURIA ALLIEVI SCUOLE DI TEATRO DI MILANO DEL PREMIO PANCIROLLI
VINCITORE PREMIO EMERGENZE ARTISTICHE STRABISMI 2022
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“L’odore che riempiva le chiese della mia infanzia si era sparso ovunque. Non solo nelle chiese, ma tutto attorno ai complessi di uffici. Non solo un giorno alla settimana, ma ogni giorno, otto nove dieci ore al giorno. Non più accompagnato dal canto dei preti e dei fedeli, ma dalla marcia di milioni di formiche sui tasti di un unico, immenso organo metropolitano.”
“L’ultima notte. Anti-Lavoro, Ateismo, Avventura”, Federico Campagna
Lo spettacolo "Preferisco il rumore del mare" di BALT è una riflessione sul lavoro e la produzione. Il lavoro fa parte del nostro immaginario da sempre, fin da bambini, quando una delle prime domande era: “che lavoro vuoi fare da grande?”
Siamo cresciuti con la promessa di ottenere successo in proporzione al nostro impegno. Chi non sta nelle logiche dell’efficienza è destinato a vivere con una spada perennemente puntata sul capo, da se stesso in primis. Siamo noi gli ormai accertati datori di lavoro di noi stessi, stacanovisti e sempre pronti a darci per non mettere a repentaglio la riuscita della nostra performance.
Il tempo della vita e il tempo del lavoro non sono più separati. Tutto è lavoro. Tutto andrà ad infoltire il nostro curriculum. Ogni cosa è un mezzo per un fine. Noi stessi siamo strumenti per un fine: quale?
Perché continuiamo a lavorare ben oltre le necessità produttive?
Quali vuoti va a colmare il nostro bisogno ossessivo di lavorare?
In scena due attori offrono la loro performance cercando di soddisfare le aspettative del pubblico per vedere confermato il loro valore.
La drammaturgia musicale ci guida all’interno del percorso esplorando il rapporto tra i canti sacri e i canti del lavoro. La scrittura scenica si struttura in quadri, come fossero le parti di una funzione religiosa.
Cosa c’entra la religione?
Il grande credo che ci unisce è la promessa che il lavoro ci salverà, proteggendoci dal fallimento e dalla povertà. Ci comportiamo nei suoi confronti come i fedeli di fronte a Dio. La felicità è rimandata al giorno in cui i nostri sforzi ci faranno assurgere alle vette del successo. Sacrifichiamo il tempo, offriamo la nostra persona, abbiamo fede nel fatto che il nostro impegno costruirà, pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno, il nostro paradiso.
Cosa succederebbe se all'improvviso smettessimo di stare al gioco?
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