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ERBARIO DI FAMIGLIA

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Di e con Elisa Occhini
Scenografia: CINZIA LAGANÀ E CLAUDIO (FADE) FADDA
Disegno luci: ALESSIA MASSAI
Video interno allo spettacolo: ELISABETTA FERRANDO
Occhio esterno: CHIARA LOMBARDO – Municipale Teatro
Costumi: CALOGERA GENUARDI
Co-Produzione Teatro della Caduta
Anteprima nazionale: Festival “Teatri Peregrini” di Santa Teresa di Gallura

“Il mio è un dono: ce l’ha mia mamma, ce l’ha mia nonna e ce l’avrai tu. Se sei femmina”. Così inizia il racconto di Teresa al suo pancione, in cui abita un bimbo. Il “dono” di cui parla è la capacità di generare vita, di far nascere fiori in un giardino deserto, di tessere storie e di unire i ricordi. Questa madre-giardiniera cura le piante come la vita che porta in sé. La vita “fuori” - travasare, seminare, innaffiare - dialoga costantemente con la vita interiore: quella dei ricordi, delle emozioni, quella che deve ancora nascere. In questo viaggio a ritroso nel tempo, piante e fiori sono i veri insegnanti, detentori di un sapere antico. Sono loro a spiegare l’ecologia familiare in cui è vissuta Teresa; sempre loro chiariscono i ricordi, dipanano i dubbi. Erbario di famiglia è un diario di ricordi catalogati e messi in ordine, per fare spazio alla vita che verrà. 

Monologo di formazione sui generis, lo spettacolo mette al centro le vite di quattro donne: una nonna, una madre, una figlia e una bimba che deve ancora nascere. Ciò che le lega è il rapporto con i fiori. Il pretesto per mettersi in viaggio è una domanda: “Ma io da dove vengo?”. La risposta riguarda tutti noi: “Tu vieni dalla bellezza”. Erbario di famiglia è un invito alla scoperta delle nostre radici ancestrali, a coltivare la bellezza, a proteggere il nostro ecosistema familiare, ad accogliere la morte e a difendere la vita. 

 

Ricerca drammaturgica

La drammaturgia nasce dall’incontro con La botanica del desiderio del giornalista Michael Pollan. L’intuizione che ha stuzzicato la creatività dell’artista è stata quella di porre le piante – e non l’uomo – al  centro dell’evoluzione. L’autore afferma che non è l’uomo a decidere quali piante coltivare e pertanto a far sviluppare, bensì il contrario: le piante, con le loro peculiarità e con la loro astuzia, fanno leva sui bisogni profondi dell’uomo e lo costringono a coltivarle. Tra i bisogni individuati da Pollan – dolcezza, oblio, bellezza, nutrimento –, l’autrice si è concentrata sul bisogno di bellezza, al quale risponde il mondo dei fiori.  Lo spettacolo  è  una personalissima interpretazione del mondo floreale e della natura attraverso il punto di vista di tre generazioni di donne, che  hanno bene a mente la nostra stretta dipendenza - non solo fisica ma anche psicologica ed emotiva - con il mondo delle piante. L’autrice-attrice ha voluto giocare con il testo sopracitato e mischiarlo a ricordi, testimonianze, racconti altrui, fantasia e realtà. 

Il risultato è stato uno spettacolo “fuori dal tempo e dallo spazio”; personalissimo e insieme universale, in cui ciascuno si può almeno in parte riconoscere. 

Parte della drammaturgia è un video di famiglia (montato dalla videomaker Elisabetta Ferrando) che non è puramente ad uso “estetico”, ma dà concretezza e verità alla finzione teatrale. 
 

Lo spazio

La scenografia (di Cinzia Laganà e Fade) è viva e trasformabile. È una serra quando la protagonista vive il tempo del racconto, ma diventa casa, scuola, terrazzo, chiesa, quando invece si sposta al tempo della storia. Il video dialoga con la scenografia, che permette di sfruttare molteplici piani di lavoro e soluzioni creative, fino a trasformare la serra in una pagina bianca su cui scrivere la storia che è stata e quella che sarà.

 

Più di uno spettacolo...

Erbario di famiglia è più di uno spettacolo; è un evento che vuole emozionare e far riflettere sulla bellezza e sull’importanza di coltivarla e tutelarla. In un costante parallelo tra la vita nel grembo di Teresa e quella seminata nei vasi del suo giardino, lo spettacolo è “corollato” dall’offerta di semi di fiori /offerti dal vivaio “Il filo d’erba” di Rivalta) da coltivare il primavera per attirare farfalle. Un piccolo gesto, pieno di significato, che ha dato via all’hashtag #teatroinvaso. Le testimonianze di questa iniziativa da parte degli spettatori si possono vedere sulla pagina facebook di Erbario di famiglia.

 

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